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Valzer Senese - Una piccolla storiella

Ich widme diese Geschichte Maria Reul-Felis und Dr. Maura Waschik (dafür, daß sie mir gut genug italienisch beigebracht haben), Sabine Olschner (für ihre Freundschaft in Siena) und natürlich Simone (meiner geliebten Frau):

Piazza Salimbeni Era diventato buio e tutta la Piazza Salimbeni era immersa in quella luce calda del crepuscolo che era così tipica per Siena. Sapevo che ora una vera folla si muoveva verso il Campo per spartirsi in tanti piccoli gruppi. Questa volta noi invece avevamo seguito i suoni di una melodia meravigliosa. Finalmente eravamo arrivati qui: Era una piazza bellissima, a sinistra il Palazzo Tuntucci, a destra il Palazzo Spannocchi e fra tutti e due il grandioso Palazzo Salimbeni - insomma un bel posto per esser riempito di melodie dolci. Il pubblico si era ditribuito intorno ai due musici. Alcuni impazienti stavano in piedi; ma la maggior parte degli ascoltatori sedeva per terra o sulla scala. Anche noi c'eravamo accomodati per terra.

La musica mi commuoveva molto. Da una parte era molto bella, d'altra parte mi rendeva abbastanza malinconico. Pensavo alla mia ragazza. Era rimasta nel mio paese quando io sono partito per Siena. In queste situazioni sentimentali mi mancava molto.

Accanto a me sedeva un'amica che avevo conosciuto da poco tempo. Come me anche lei canticchiava la melodia muovendo il busto ritmicamente. Mentre la osservavo mi sorrise brevamente. Mi fece capire con un gesto che si sentiva molto bene. Notai che era bella, specialmente quando sorrideva così simpaticamente. Senza dubbio, in questi istanti mi ricordava la mia ragazza.

Una voce interruppe i miei pensieri. "Ora suoniamo un valzer" disse uno dei musicisti usando il suo flauto come una bacchetta. "Mi piacerebbe tanto se tutti ballassero." E già l'altro musico cominciò a suonare la chitarra. Subito dopo risonò la melodia graziosamente creata dal flautista. Ma nessuno si accinse a ballare.

Guardai l'amica e mi accorsi della sua espressione piena d'allegria e speranza. "Se solo una coppia andasse sulla pista anche a me piacerebbe ballare" dissi meravigliandomi di me stesso. Mi fece un cenno con la testa. Un bimbo al margine del circolo degli spettatori si muoveva su e giù, tenuto saldamente da sua madre. Il piccino rise contento. "Lo stesso io!" disse l'amica, "Qui non ci conosce mica nessuno!" e mi guardò interrogativamente. Sentivo il tempo perdersi, ogni secondo un'eternità, eppure perduto per sempre. I miei pensieri giravano come in un circolo. Sapevo che l'amica aveva lo stesso problema. "Alzati per primo!" sussurò e cominciò di nuovo ad incantarmi con il suo sorriso.

La riconobbi e - finalmente! - mi alzai. All'improviso la tenevo forte nelle mie braccia. Il pubblico ci applaudì facendoci animo. Però ben presto cominciò a sparire e mi immersei in un mondo che consisteva solo di noi. Soltanto la musica penetrava la nostra sfera intima e ci forzava in giri sempre più animati. Il tempo sembrava essersi fermato, nulla più esisteva, solo noi e il ballo. Finalmente la melodia si spense e noi stramazzamo esauriti e felici.

Quella notte, quando ritornai nella mia camera, vidi daprima sulla scrivania la foto della mia ragazza. Mi sorrise in quel suo modo molto particolare. In me nacque un sentimento di felicità così forte che non avevo mai sentito prima. Presi una penna e cominciai a scrivere alla mia ragazza una lettera lunghissima e particolareggiata. Una lettera piena di gioia, cordialità, affetto e calore. Una lettera piena d'amore.

Jost Schwider, Siena, Agosto 1993
(Letzte Korrekturen im Juni 2000 dank Stefania Turra, San Felice del Benaco)

© Jost Schwider, 28.04.2000-14.05.2004 - http://www.schwider.de/valzer.htm